La lezione principale appresa in seguito all’approvazione il 19 settembre da parte del Parlamento Europeo della mozione “sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa” è che i parlamentari non dovrebbero scrivere mozioni di carattere storico. Si tratta di un testo brutto, sciatto, frutto di una mediazione faticosa e svogliata tra popolari, socialisti e altri gruppi, come descritto con efficacia dal capo delegazione italiano del PD, Brando Benifei.

La mozione che equipara nazismo e comunismo ha provocato reazioni indignate nel nostro Paese. Tra le più illustri e argomentate quelle di Emanuele Macaluso – un uomo che non può certo essere tacciato di estremismo – che ha rivendicato il ruolo del PCI nella liberazione dell’Italia, e del nostro collega Michele Prospero, che nel suo blog parla di “falsificazione della storia”.

Siamo assolutamente d’accordo con loro. Però la mozione va contestualizzata e compresa a partire da chi l’ha proposta e per quali fini.

Va premessa una cosa: il nazismo è stato sconfitto dalle Nazioni Unite. La grande alleanza di Paesi che aveva il suo cuore in Stati Uniti, Gran Bretagna e Urss. Ciascuno di questi tre Paesi si impegnò al massimo per battere la croce uncinata, il fascio italiano e il militarismo giapponese. Semplificando: l’Urss combattè  sul suo territorio e pagò un immenso tributo in vite umane, gli Stati Uniti misero a disposizione una gigantesca macchina produttiva (che fu indispensabile all’Urss tramite la legge affitti e prestiti) e il Regno Unito resistette da solo, dal giugno 1940 a quello 1941, contro la soverchiante forza dell’Asse.

Però – ed è questo a mio parere il fattore che spiega la mozione – successero cose terribili legate all’Urss: dopo il 1939 e dopo la fine del conflitto.

È vero che il patto Molotov Ribbentrop ebbe come conseguenza immediata (e non certo unica) lo scoppio del conflitto sul fronte polacco; conflitto che si estese ad Ovest per altre ragioni. Dopo il 1° settembre 1939 l’Urss – alla ricerca di sicurezza – invase la Polonia orientale, la Finlandia, i Paesi Baltici, la Bessarabia romena. Per molti di questi Paesi la storia cambiò radicalmente. Non che siano solo vittime: una volta “liberati” dalle truppe naziste nel giugno del 1941 i lituani – ad esempio – si trasformarono in volenterosi carnefici degli ebrei locali con uno zelo e una ferocia tali da colpire persino le SS. La storia è sempre complessa e circolare.

Dopo il 1945 i Paesi dell’Europa centro-orientale liberati dal nazismo furono progressivamente asserviti a un nuovo autoritarismo russo-sovietico. Certamente meno terribile di quello nazista ma che comunque commise crimini e soprattutto impedì a questi popoli la libera autodeterminazione del proprio sviluppo sociale e politico.

La mozione non ha niente a che fare con Togliatti, Longo, Berlinguer, la svolta di Salerno e la resistenza italiana. E’ inutile lamentarsi che non si può equiparare Terracini a Goebbels: questo è scontato! Il testo del Parlamento europeo ha a che fare con il senso di ostilità e paura che i popoli dell’Europa centro-orientale – a 30 anni dalla caduta del muro – nutrono non solo verso l’Unione sovietica ma verso la Russia. Un timore accresciuto dopo che nel 2014 Putin ha invaso mezza Ucraina e annesso illegalmente la Crimea.

Non è una mozione anticomunista, o meglio è soprattutto una mozione anti-russa: basta leggerla.

E’ evidente che su tale fuoco soffino le destre nazionaliste, i sovranisti e i populisti di quegli Stati con proposte bislacche come quella di abbattere i monumenti all’Armata rossa costruiti durante il socialismo reale.

Nessun monumento deve essere mai abbattuto: né i soldati dell’Armata rossa, né il Colosseo quadrato mussoliniano, né i generali confederati a cavallo nelle città del sud degli USA. Ciascuno di essi porta un pezzo di coscienza storica e memoria collettiva.

Le strumentalizzazioni nazionaliste sono una cosa, i sentimenti nazionali un’altra. Le prime vanno a nostro parere combattute. I secondi compresi ed elaborati dagli scienziati sociali. La mozione, pasticciata e forzatamente unitaria, è stato il modo peggiore di affrontare il tema.

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