A fronte delle pur opinioni e dichiarazioni ottimiste sul destino del CETA (Accordo Ue – Canada commerciale globale negoziato) sia del Presidente del Parlamento UE, Martin Schulz dopo un incontro con il Ministro del Commercio canadese Chrystia Freeland, che del Presidente della Commissione UE, Jean Claude Juncker durante i lavori del Consiglio per la seconda giornata del vertice Ue, l’Accordo Ue-Canada pare destinato a non entrare in vigore.

La Vallonia ha bloccato i lavori per l’approvazione dell’Accordo e la cooperazione dei restanti 28 Capi di Stato e di Governo non è riuscita a superare l’opposizione della Regione Belga.
La Commissione Europea, ha infatti annunciato che, essendo l’Accordo commerciale con il Canada “un’intesa mista”, necessariamente, deve essere approvata a livello nazionale dai ventotto.
La Commissione aveva solo l’alternativa di chiedere il consenso al solo Parlamento Europeo, tenendo in considerazione “l’intesa dell’Unione Europea”.
La scelta/decisione è stata dettata dal timore di molti governi nazionali preoccupati di non poter dare parola alle proprie istituzioni nazionali, in un contesto di crescente euroscetticismo, destituendo di credibilità, in questo modo, la stessa Unione Europea minandone le fondamenta giuridiche.

Cecilia Malmström, Commissaria al Commercio ha dichiarato che: “…da un punto di vista strettamente legale la Commissione considera che l’Accordo è da considerarsi di competenza esclusiva europea.”
“E’ stata proposta la forma di “accordo misto” in modo da avere una ratifica rapida” prosegue la Commissaria.
Successivamente al benestare del Consiglio e del Parlamento l’intesa potrà entrare in vigore.
Il CETA è un’opportunità e come tale non può andar persa, per questo il Presidente del Parlamento Europeo ha chiesto un incontro di emergenza nel tentativo di salvare una trattativa lunga sette anni: “…non possiamo fermarci all’ultimo miglio” ha dichiarato il Presidente, anticipando, così, i nuovi incontri che sono in agenda sia con Freeland che con il Presidente della Vallonia Paul Magnette.
Sappiamo nella storia dell’Unione Europea che il Canada è uno dei partner più antichi e consolidati dell’Unione in materia commerciale, fin dagli anni 50, fino ad arrivare a costituire un vero e proprio “partenariato strategico” su questioni di fondamentale importanza e di carattere globale quali ad es: l’ambiente, i cambiamenti climatici, la sicurezza energetica, la stabilità regionale.
Così come regolare è il contributo e il supporto del Canada alle Politiche di Sicurezza e Difesa Comune dell’Unione Europea.

Per sfruttare appieno le opportunità di relazioni commerciali i negoziati per Accordi globali in materia di libero scambio e investimenti sono sempre in evoluzione.
E’ del 1976 l’Accordo quadro di cooperazione commerciale tra l’Unione Europea e il Canada ed è stato il primo Accordo di questo tipo formalizzato tra l’Unione e un paese a forte impronta industriale.
A questo, nel 1990, ha fatto seguito una Dichiarazione sulle relazioni transatlantiche, che avuto l’effetto di ampliare il ventaglio di opportunità commerciali tra Canada e Ue, segnando, contemporaneamente, l’inizio di una routine di riunioni periodiche calendarizzate a scadenze fisse.
E di tempi più recenti, invece, l’inizio dei negoziati al potenziamento delle relazioni Ue-Canada per dare vita al CETA e ad un Accodo di Partenariato strategico – iniziati nel 2011 e terminati nel 2014 – (APS).
L’APS è un Accordo politico finalizzato al potenziamento della cooperazione bilaterale in diversi settori e in tema di politica estera, come ad es: la pace e la sicurezza internazionali, la lotta al terrorismo, la gestione delle crisi, la sicurezza marittima, la governance globale, l’energia, i trasporti, la ricerca, lo sviluppo, la salute, l’ambiente, i cambiamenti climatici.

La decisione per la firma e l’applicazione provvisoria di questo Accordo di partenariato strategico è stata adottata dalla Commissione a febbraio 2015 e presentata al Consiglio il 14 aprile 2015 e da allora in discussione al Consiglio. Per l’APS si è in attesa dell’approvazione della firma dell’Accordo affinché possa poi essere inviato al Parlamento europeo per l’approvazione finale.

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