«Il giornalismo è una professione in cui conta molto la passione, ma questa passione merita di essere giustamente retribuita». Con queste parole il Presidente del Senato Pietro Grasso ha dato il via alla II Edizione dell’Osservatorio sul giornalismo realizzato dal Servizio Economico-Statistico dell’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), che si è tenuto nel pomeriggio di mercoledì 29 marzo nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.
Un’analisi dettagliata sulla crisi e l’evoluzione del mondo dell’informazione, fatto sempre meno di carta stampata e notizie di qualità, le quali hanno ceduto il posto d’onore ai social media e al surplus informazionale. Un livellamento in discesa che ha distorto il valore di un mondo i cui mutamenti sono notevoli. Questi gli elementi salienti emersi dalla presentazione del rapporto e dalla proficua discussione con ricercatori, giornalisti ed esperti.

Il rapporto si focalizza sugli aspetti fondamentali della professione giornalistica. L’analisi parte dagli aspetti socio-demografici dei giornalisti attivi in Italia, la loro attività lavorativa e professionale fino alle criticità riscontrate dagli stessi sul campo. Criticità che dovrebbero essere sanate dalla legge italiana, la quale dovrebbe puntare a un’informazione libera, al servizio della collettività. L’Osservatorio è stato presentato e spiegato da Marco Delmastro, direttore del servizio-statistico dell’AGCOM, il quale ha evidenziato come l’aumento di testate online non sottoposte a controlli adeguati abbiano causato l’aumento delle fake news. Inoltre, sempre secondo l’esperto, «negli ultimi anni è stato registrato un aumento del chilling effect e molte notizie non vengono nemmeno prodotte».

Alla “tavola rotonda” sedevano anche Angelo Marcello Cardani e Mario Morcellini, rispettivamente presidente e commissario dell’AGCOM; Paola Spadari, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio; Virman Cusenza, direttore de Il Messagero; Lucia Annunziata, direttrice di Huffington Post Italia; Philip Willan, presidente della stampa estera e Federica Angeli, giornalista di Repubblica.
L’esperienza riportata da quest’ultima è stata fondamentale nella descrizione dell’universo giornalistico: un mondo difficile, che può mettere paura soprattutto ai giovani che intraprendono questa carriera. Da quattro anni, infatti, per le inchieste che ha portato avanti, la Angeli è costretta a vivere sotto scorta, privata della sua stessa libertà, a causa delle molteplici minacce mossele dalla criminalità organizzata. «Se non hai davvero passione non puoi essere un giornalista. Davanti a una scelta: poso la penna o continuo, io continuo, nonostante intimidazioni e paura», queste le parole della giornalista, sostenuta da tutti i colleghi presenti. Anche secondo Philip Willan, infatti, «serve un giornalismo forte e autorevole, che in questo momento manca».
Il giornalismo deve cercare, scavare a fondo nelle cose, soprattutto quelle più scomode. Essere portavoce della Verità. «Bisogna sapersi sporcare le mani – ha concluso poi Federica Angeli – entrando in quella realtà che ti fa girare la testa per quante cose ci trovi dentro».
La Verità spaventa. Terrorizza soprattutto i figli della menzogna che preferiscono infangarla. Quindi meglio sporcarsele, le mani. Almeno finché serve. Perché finché ci sarà anche solo una persona disposta ad ascoltare, il giornalismo non conoscerà la morte. E, come ha ricordato il Prof. Morcellini riprendendo le parole del Presidente del Senato Grasso, ci saranno persone disposte a supportare il lavoro dei giornalisti “in prima linea”, cingendoli in un simbolico abbraccio.

 

Scarica il Rapporto dal sito dell’AGCOM

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