“Siamo tutti parigini!”. Almeno per qualche giorno. Poi siamo tornati ad essere qualcos’altro alla ricerca delle nostre sfuggenti identità. Abbiamo riscoperto il Presepe, il malaffare bancario e qualche altra angustia quotidiana. Ora “siamo tutti obbligazionisti!”, magari subordinati. E’ la legge del giornalismo dei nostri tempi. Dal basso o dall’alto, rincorre con la continua ansia del tempo che passa, il tema del momento, travolgendo troppo spesso l’indispensabile momento della riflessione.
Oddio, anche il “tutta colpa del giornalismo” è ormai una formula retorica, già ampiamente tracimata nello stereotipo… Che fare?
Nel nostro piccolo abbiamo utilizzato la conclusione della prima parte di “Go!”, Laboratorio di Giornalismo Online del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale , per mettere in pratica le idee di sperimentazione dei nuovi linguaggi giornalistici. La via maestra dovrebbe essere sempre quella del rimboccarsi le maniche e sgombrare il campo dal chiacchiericcio del “tutto sbagliato, tutto da rifare”. In concreto gli studenti del corso hanno prodotto una serie di articoli sul post Parigi e sulle ricadute sociali degli attentati del 13 novembre. Con una particolare attenzione, ça va sans dire, agli aspetti comunicativi della questione. Certamente non secondari: l’impressione, e anche qualcosa di più, è che quel 13 novembre rappresenta anche l’evoluzione comunicativa dell’11 settembre. Mentre New York rappresentava la geometrica potenza “televisiva” del terrorismo, a Parigi è andata in scena una strategia comunicativa “naturalmente social”.
Ma al di là dei temi trattati lo spazio di MediaPeriscope è stato utilizzato per provare a sperimentare anche nuovi linguaggi giornalistici: piccole, grandi prove di come coniugare e tenere insieme competenze multimediali. Buona lettura.