Attraverso la voce di testimoni, studiosi, giornalisti ed artisti, il podcast si propone di raccontare ai più giovani il terremoto dell’Irpinia del 1980. Con quasi 3000 vittime e circa 300.000 sfollati, il sisma che colpì la Campania, la Basilicata e parte della Puglia fu il più grave della storia dell’Italia repubblicana.

Si tratta di un argomento certamente non nuovo ma quasi del tutto sconosciuto ai giovani italiani della “Z generation” e che, pertanto, merita di essere nuovamente raccontato attraverso i nuovi strumenti della comunicazione mediale.

È infatti estremamente importante conservare la memoria storica di quell’evento poiché le sue conseguenze furono estremamente significative per l’intero Paese. Basti pensare che per la ricostruzione e il rilancio delle aree colpite dal sisma lo Stato erogò circa sessantamila miliardi di vecchie lire. Parte di quei fondi, purtroppo, finì per alimentare le attività imprenditoriali legate alla criminalità organizzata o venne talvolta sperperata dalla politica locale. Ancora oggi, tra accise sul carburante e opere incompiute, quei finanziamenti continuano a pesare nelle tasche di tutti gli italiani.

L’onda lunga del terremoto ha inoltre mutato per sempre il tessuto sociale dei luoghi colpiti, alimentando fenomeni come l’emigrazione e il clientelismo che oggi continuano ad incidere sul futuro dei più giovani. Tuttavia fu proprio su impulso di quella tragedia che, solo pochi anni dopo, nacque la Protezione Civile così come oggi la conosciamo.

Il titolo del podcast fa riferimento alla celebre “voce del terremoto”. Si tratta di una registrazione audio in cui è chiaramente udibile il boato del sisma, catturato casualmente sulle frequenze di un’emittente radiofonica che stava trasmettendo musica folk.

La sigla del podcast riprende proprio un frammento di quella registrazione e termina esattamente un secondo prima scossa, creando volutamente una separazione tra la spensieratezza del “prima” e la disperazione del “dopo”, esattamente come fu in quella tragica domenica del 1980.

Anche chi non avesse mai ascoltato questa nota testimonianza audio, avrà modo di conoscerne la storia nel corso della prima puntata, attraverso la testimonianza di chi la rese celebre.

Raccontare un argomento così complesso a distanza di oltre 40 anni potrebbe sembrare pretenzioso (e indubbiamente lo è) ma è pur vero che soltanto il tempo ha reso possibile avvicinarsi con più tatto alle vicende di chi, in appena 90 secondi, vide sparire per sempre i propri cari sotto un cumulo di macerie.

Si tratta di ferite che resteranno per sempre aperte nella vita di migliaia di persone e che, a distanza di oltre quattro decenni, in molti preferiscono ancora tenere nascoste. Altri, col tempo, sono riusciti a trasformare il proprio dolore trovando la forza per raccontare le loro storie.

Attualmente il progetto è in fase di realizzazione e si spera possa essere pubblicato entro la fine del 2022.

“Ci sono attimi che segnano per sempre la vita delle persone o addirittura quelle di intere generazioni.

Attimi in cui si resta inconsapevolmente in bilico tra la felicità e la disperazione, in cui tutto ciò che conta è il braccio teso della fortuna.

Sono momenti fatti di dettagli, frammenti di memoria, sensazioni repentine e certe volte anche di suoni.

E in questa storia, a segnare il confine tra un prima e un dopo, tra la luce e il buio, tra la vita e la morte, è proprio un suono… quello di una mazurca”.

Fabrizio Nigro

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