Il tema migranti è quanto mai delicato, in Europa. E lo sa bene Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, che nel suo discorso sullo stato dell’Unione ha speso poche e accorte parole sulla questione. Juncker afferma che “mai prima d’ora ho visto così poca intesa tra i nostri Stati membri, con i leader che parlano unicamente dei rispettivi problemi interni”: è evidente che il riferimento è (anche) ai migranti.
SOLIDARIETÀ Juncker parla anche di una “enorme sfida dell’integrazione dei rifugiati”, spiegando che la chiave per vincerla sta nella solidarietà. In questo senso, la Commissione propone di istituire entro la fine dell’anno un corpo europeo di solidarietà, che sia formato da giovani volontari pronti a offrire il proprio aiuto laddove sarà necessario. Obiettivo? “100.000 giovani entro il 2020”. Un progetto ambizioso, ma è difficile pensare che possa essere la chiave di volta di una situazione così complessa.
CONFINI Le parole chiave scelte da Juncker per il suo discorso, però, sembrano raccontare una storia meno “solidale”, fatta di “proteggere”, “difendere”, e soprattutto di “difesa dei confini”, da realizzare grazie alla nuova guardia costiera e di frontiera europea, quella che dovrà sostituire l’agenzia Frontex, oltre al rafforzamento di Europol. Il Presidente della Commissione vuole più uomini e mezzi sui confini caldi (Grecia e Bulgaria): “Per ogni ingresso o uscita dall’Unione saranno registrati data, luogo e motivazione”.
MURI Due spinte contrapposte, dunque, che rischiano di annullarsi in un quadro di permanente incertezza. E se l’Europa unita non trova la via da percorrere, molti Stati attuano ricette proprie per risolvere il problema.
La Gran Bretagna ha recentemente annunciato di essere pronta a finanziare la costruzione di un muro (la prosecuzione di quello già esistente, in realtà) per proteggersi dalla tristemente celebre “Giungla”: il campo profughi di Calais, nel nord della Francia, l‘avamposto più avanzato prima di raggiungere l’Inghilterra. Ed è solo l’ultima barriera che potrebbe essere eretta in quella che, negli anni della crisi migratoria, va configurandosi come un’Europa dei muri.
Il caso che riguarda più da vicino l’Italia è la barriera al confine con il Brennero che l’Austria vorrebbe erigere per contenere gli arrivi di migranti dalla penisola. Il rischio per il momento sembra scongiurato, ma la tensione resta alta, con Vienna che ha schierato diverse forze a presidio del proprio territorio.
L’Ungheria vuole rafforzare e prolungare il muro difensivo al confine meridionale con la Serbia, già pattugliato da migliaia di uomini.
La Macedonia sta costruendo una barriera al confine con la Grecia, nei pressi dell’imbuto di Idomeni, altro punto focale per l’approdo dei profughi.
Senza contare la Spagna, che nel 1900 ha eretto un muro che divide le città di Ceuta e Melilla dal territorio marocchino.
Una mappa tutt’altro che solidale dell’Europa.