C’è chi l’ha chiamato servizio di microblogging, chi piattaforma di social networking, chi si è spinto oltre enfatizzandolo come sito di real time social networking. Una cosa è certa: Twitter ha appena spento la sua decima candelina, delicatamente sistemata su una torta dal sapore agrodolce. In Italia siamo abituati a guardare a Twitter come fosse un’entità non del tutto definita: patria di giornalisti e guru del marketing, certo; ma anche territorio privilegiato dagli amanti della social tv, dai bot dal retweet facile e dalla migliaia di poveri ovetti abbandonati a se stessi.
C’era una volta twttr
Era il 21 marzo 2006 e da quel tweet di Jack Dorsey ne è passata davvero tanta di acqua sotto i ponti. L’idea era semplice: creare un servizio online che permettesse alle persone di comunicare con messaggi simili agli SMS, tanto popolari nel Vecchio Continente quanto poco diffusi negli States, soprattutto nelle grandi città. Del resto stiamo parlando di un periodo in cui il segnale non era certo al livello del 4G e i grattaceli delle metropoli a stelle e strisce, bloccando il segnale stesso, non facilitavano certo le cose.
just setting up my twttr
— Jack (@jack) 21 marzo 2006
Eppure in pochi conoscono la storia avanti Twitter. C’era una volta Odeo, piattaforma di indicizzazione per video e podcast basato su tecnologia Flash. Siamo nel 2005 e forse è inutile dire che siamo in piena ascesa per Youtube. Per cui sommando i pochi investimenti e lo scarso appeal, oltre che moltiplicando il tutto per il fattore Youtube, il risultato che emerge è una startup non troppo in salute. Siamo ora nel 2006 e Twitter – il cui nome di battesimo, per scelta di Noah Glass, fu in realtà twttr, sulla scia di un ben più noto (per l’epoca) Flickr – viene accolto positivamente negli States, tanto che nell’aprile 2007 si stacca dalla casa madre e diventa una società autonoma.
140 caratteri, #NonUnoDiPiù
140 caratteri: se parliamo di Twitter la prima cosa che ci viene in mente è proprio il limite dei caratteri. Una scelta guidata dall’idea iniziale che se da un lato può essere vista come un limite importante per il dialogo, dall’altro rende di fatto Twitter un luogo ideale per un tipo di comunicazione veloce e immediata, senza inutili giri di parole.
how do you feel about using # (pound) for groups. As in #barcamp [msg]?
— Chris Messina ✌︎ (@chrismessina) 23 agosto 2007
E che dire degli hashtag? È il 23 agosto 2007 quando Chris Messina, ex Google e oggi developer experience lead per Uber, propone di posizionare un cancelletto davanti a determinate parole chiave per categorizzare una determinata conversazione intorno a un’unica keyword. Un’idea splendida, tanto che Twitter non perde l’occasione di accoglierla. Certo, dopo di lui lo ha fatto anche Instagram, Facebook, Google Plus, ogni creativo del pianeta e ogni agenzia di marketing con un team in grado premere contemporaneamente i tasti Alt Gr e à (o alt + 3, per gli amici della mela morsicata). Non me ne vogliano creativi e agenzie, ma ammettiamo che questa cosa della campagna disruptive capeggiata da un hashtag è oramai un’idea più che mainstream.
2008: la svolta… economica
Le cose cambiano nel 2008, quando Twitter si trasforma in una tech company degna di questo nome, organizzata con ruoli amministrativi ben definiti, e sovvenzionata da fondi con cifre a parecchi zeri (parliamo di due tranche da 20 milioni di dollari nel giro di dieci mesi).
Siamo in un momento particolarmente felice per il team Twitter. Biz Stone e Evan Williams – per così dire i due terzi del triumvirato del quale fa parte anche Jack Dorsey – vengono paragonati a Samuel Morse, Alexander Graham Bell, Guglielmo Marconi, Philo Farnsworth, Bill Gates e Steve Jobs, oltre che inseriti in una delle liste più ambite oltre oceano: Time 100. Twitter è ormai a tutti gli effetti una società in grado di reggersi in piedi con le proprie capacità.
[Tweet “10 anni di storia di #Twitter: 10 anni di alti e bassi. #lovetwitter”]
2010: la svolta… numerica
Nel 2007 vengono inviati 400 mila tweet ogni tre mesi; nel 2008 diventano 100 milioni ogni tre mesi. A febbraio 2010 i 30 milioni di utenti attivi sulla piattaforma portano i tweet prodotti a quota 50 milioni… al giorno.
La crescita di Twitter, in termini di utenza non è mai stata, né lo è tutt’ora, ai livelli di altre piattaforme quali Facebook, Instagram o Snapchat. Al termine del 2010 abbiamo a che fare con 54 milioni di utenti; un anno dopo siamo a 117. E ancora: i Q4 dal 2012 al 2014 registrano comunque un buon livello di crescita, registrando di anno in anno 185, 241 e 288 milioni di utenti attivi ogni mese. Ma il problema è dietro l’angolo. Siamo a dicembre 2015, perciò stiamo parlando di storia molto recente, e per la prima volta Twitter presenta una decrescita trimestrale della propria base utenti. Se infatti al termine del Q3 abbiamo a che fare con 307 milioni di utenti attivi mensilmente, al termine del Q4 2015 questi scendono a 305.
Eppur si muove
Numeri a parte, Twitter e il suo team non sono certo stati con le mani in mano. Dal 2011 inizia infatti un periodo di acquisizioni di importanza strategica come BackType, una piattaforma di real time analytics, AdGrok, servizio di advertising, e Tweetdeck, tool di gestione e monitoraggio multi-account per Twitter.
Un anno dopo, nel 2012, è invece la volta delle collaborazioni e in questo senso non possiamo non citare quella con Yandex, il Google russo che permetterà a Twitter di mostrare i tweet degli utenti all’interno della SERP del motore di ricerca. Ma anche delle espansioni, con l’apertura di nuovi uffici a Detroit e Dublino. Giusto in tempo per un rebranding!
https://www.youtube.com/watch?time_continue=17&v=Fh20pdCrCAU
«E perché non puntare su nuovi servizi?», si saranno detti Jack e compagni a cavallo tra 2012 e 2013. A ottobre 2012 Twitter acquisisce Vine, ad aprile 2013 lancia Twitter Music per iPhone e in estate mette mano al portafoglio acquisendo la real time social data company Trendrr e il servizio di adv per mobile MoPub.
[Tweet “10 anni di #Twitter: dal 2011 inizia la campagna di acquisizioni da #AdGrok a #Vine. #lovetwitter”]
Un trend che in verità non si interrompe negli anni successivi. Nel 2014 è infatti la volta di SnappyTV, TapCommerce e Mitro e annuncia Instant Timeline, ovvero l’organizzazione via algoritmo del feed. Un annuncio non accolto proprio positivamente.
While You Were Away (Metre non c’eri, ndr), lo sharing degli account su Tweetdeck, l’ampliamento del programma Marketing Platform Partners, Quality Filter per iOS, l’anti-Storify Curator, Twitter Moments e l’arrivo del pulsante Buy sono le feature e le nuove app presentate da Twitter nel 2015. Ma non mancano, ovviamente, le acquisizioni. La più eclatante è sicuramente quella di Periscope, il famoso servizio di video streaming in tempo reale, ma agli addetti ai (vari) lavori non sarà certo sfuggita l’acquisizione di TenXer (piattaforma di lavoro in team per sviluppatori e ingegneri), TellApart (società di profilazione già partner di DoubleClick) e Whetlab (anche questa dedicata al mondo dello sviluppo).
Cento di questi giorni(?)
Il futuro di Twitter è incerto: tra alti e bassi nel top management, decrescita della base utenti e introiti non all’altezza, c’è chi ne ha già annunciato più volte la fine. Per altri si tratta semplicemente di un momento di passaggio in vista della risalita. Quel che è certo è che Twitter e il suo Larry (sì, l’uccellino ha un nome!) è a tutti gli effetti un player importante nel mondo della comunicazione di oggi. Per il resto: chi vivrà, vedrà… a suon di #LoveTwitter.