Roma è prossima a un appuntamento istituzionale di centrale importanza per la vita pubblica. Si avvicinano infatti le elezioni amministrative 2016.
Da soggetto storicamente partecipe alla vita della città, anche la Sapienza inaugura un dibattito sul futuro di Roma. E lo fa con i toni che contraddistinguono da sempre la partecipazione dell’Ateneo alla vita della città: senza schieramenti nella campagna elettorale, ma partendo dalla cultura.
Il terzo appuntamento del “Caffè letterario”, che si è svolto lo scorso 13 aprile nella ormai consueta cornice di Piazza Borghese, prova così a offrire alla discussione una analisi delle strategie di valorizzazione delle risorse di Roma, anche a partire dal contributo dell’Ateneo. Ripartire dalle idee, dunque, e dal sapere prodotto dall’Università e da questa trasmesso alla Città.
Non a caso il rapporto tra Roma e il “suo” storico Ateneo è al centro di molte delle riflessioni che si susseguono: “Occorre ricreare un legame indispensabile tra l’Università e la Pubblica Amministrazione. L’Università deve sentire il dovere di diventare protagonista”, dice Umberto Croppi, Presidente di Federculture Servizi, che interviene dopo l’introduzione del tema, curata dal Prorettore Morcellini, e aggiunge: “c’è bisogno di uno sforzo straordinario da parte dell’Ateneo nel cercare di recuperare una visione di insieme e di ribadire a gran voce il suo ruolo”.
Uno sforzo che deve essere congiunto e deve pertanto coinvolgere anche la politica, intesa come progetto e come amministrazione. Manutenzione e normalità sono due chiavi di lettura delle criticità attuali e al contempo due aree di necessario intervento nella vita della città di Roma: “la necessità di una normalità quotidiana, onesta e corretta, e di una efficiente amministrazione è sicuramente una chiave di lettura fondamentale. É finito il tempo delle candidature personali, bisogna evitare gli errori del passato di asservimento e autoreferenzialità.”, commenta il Prorettore per i Rapporti Culturali con il territorio, Gabriele Scarascia Mugnozza. Giovanni Carbonara, architetto e docente di Restauro architettonico, nel suo intervento rammenta il compito dell’amministrazione comunale: “favorire la partecipazione dei giovani e lavorare ad un alleggerimento dell’amministrazione.”
La parola torna a Umberto Croppi, che aggiunge ulteriori elementi al dibattito facendo riferimento alla necessità di una visione manageriale, a suo avviso carente in questo momento in Italia. “Una visione nuova, un approccio culturale che porti al proprio interno questa visione manageriale: forse questo può far superare con ottimismo l’apparente mancanza di soluzioni sottolineata in diversi interventi degli ospiti”, commenta Anna Maria Giovenale, Preside di Architettura.
Gianni Orlandi, Prorettore alla Pianificazione Strategica nel suo intervento fa riferimento al tema della progettazione partecipata, segnalando come oggi non esista “un coinvolgimento di competenze”. In realtà secondo l’architetto Maurizio Petrangeli “questa mancanza di competenze è dovuta proprio ad uno scollamento della classe politica tra quello che può essere il ruolo che viene offerto in termini di competenze, e quello che poi viene poi recepito e assorbito”. “Questo scollamento non è tanto dovuto a una questione organizzativa della politica – commenta Giovanni Carbonara – quanto alla necessità di recuperare un ruolo di elaborazione culturale”.
Tra i temi su cui il dibattito è tornato con particolare insistenza, come dicevamo, i richiami più forti sono andati alla normalità, più volte evocata in relazione al clima da eterna emergenza che connota la vita pubblica, e alla complessa manutenzione della città. Un tema, quello della manutenzione, solo in apparenza marginale: “si pensa spesso alle grandi opere, piuttosto che a intervenire sul degrado diffuso, che è sotto gli occhi di tutti.”, commenta Scarascia Mugnozza. E Giovenale aggiunge: “Sono temi sui quali occorre mettere in gioco professionalità e competenze, perché la manutenzione a Roma viene interpretata come un’emergenza, contrariamente all’approccio della programmazione normale che contraddistingue qualunque altra città europea”.
Molti gli interventi da parte del pubblico in sala, a partire da Livio De Santoli, docente di Sistemi Impiantistici negli edifici, che ha parlato di incomunicabilità tra classe politica e società civile introducendo il tema della crisi e della globalizzazione e proseguendo con Maurizio Petrangeli, che nel suo intervento definisce la realtà di Sapienza come una città dentro alla città, e Federico Tarquini, assegnista di ricerca, che sottolinea la mancanza di cultura della committenza e il bisogno di istituzione, e di un rapporto quotidiano con essa.
Urgenza e necessità, quindi, di partecipazione qualificata, e di competenze per valorizzare le risorse della città di Roma. Mario Morcellini, in conclusione dell’incontro, rimarca il valore aggiunto che le istituzioni della cultura possono portare alla discussione e alla vita pubblica: “in un’ottica di un riconoscimento reciproco tra istituzioni della cultura e amministrazione della Città, dobbiamo chiedere alla politica di sfruttare la risorsa della conoscenza: senza quello, non arriverà mai a compiersi il progetto di una società della conoscenza”.