Un approfondimento, un incontro di chiarificazione quello andato in onda nell’Aula Wolf (CoRiS) con il programma di Radio Uno, Radio Anch’io.
Tema del dibattito? Il post-referendum e il voto giovanile, determinante in buona parte per l’esito finale della competizione del 4 dicembre.
Non sono mai stato in radio, quanto meno a livello nazionale. Ci siamo messi alla prova, io e tutti i miei colleghi che qui al CoRiS studiamo giornalismo. Tanti gli argomenti toccati, tante le visioni differenti: ben vengano in una conversazione distesa e rispettosa delle opinioni altrui.
Il rischio che i giovani abbiano determinato in larga parte il voto referendario è sotto gli occhi di tutti. Sappiamo dei nostri problemi e agiamo di conseguenza.
Tra i tanti messaggi arrivati in redazione ricordo uno che più o meno recitava: a voi che avete votato NO, chi vorreste alla guida del Paese? Non è difficile dire che il voto sia stato determinato dall’istinto, ma badiamo anche alla forma con cui è stata presentata questa riforma.
Durante l’ora passate assieme, il confronto tra più persone, studenti, esperti, onorevoli, cittadini ha creato un ensemble di varie sfaccettature che si incontrano in un punto. Quello, a mio parere, del voto iper-semplificato, come spiegato dal Prof. Morcellini. “O passa il SI o io vado a casa” scandiva Renzi. Quello che è conseguito è un voto di pancia, di istinto. Ma anche un voto deciso e ponderato. A mio avviso non così banale.
Certo la lontananza dei giovani dalla cosa pubblica è sotto gli occhi di tutti e ci si chiede ora quale sia il futuro che ci aspetta. Non è dato saperlo.
Il Sud in particolare lo ha gridato a gran voce: “Mi dispiace ma non possiamo andare avanti assieme”.
Di sicuro, però, il voto farà pensare, e tanto. Forse, nelle competizioni che verranno, presto o tardi, non cadremo nuovamente “vittime” dell’ennesimo ciclone elettorale.