Siamo la generazione “perduta” che ha scelto di partecipare, che ha scelto di dire la sua senza paura e con una sola certezza: creare basi solide per il futuro. Un NO alla riforma che non ci è stata spiegata bene da chi l’ha per mesi pubblicizzata e da chi ha cercato di contrattare con la nostra libertà.

A distanza di poche ore dalle dimissioni ufficiali del Presidente uscente Matteo Renzi, l’Italia si trova davanti ad un’altra crisi in cui non sarà più sufficiente presentare la tessera elettorale a dimostrazione del diritto al voto, ma sarà necessario una profonda riflessione e cambiamento. La trasmissione di RaiRadioUno Radio Anch’io ci ha dato l’opportunità di poter dire la nostra. In radio, presenti studiosi e
analisti che hanno mostrato un quadro differente dei risultati postreferendum.

Il Direttore generale del Censis, Massimo Valerii, ha focalizzato il suo intervento sul target di cittadini che il 4 dicembre ha votato NO. Interessante osservare come il corpo elettorale rappresentato dai giovani tra i 18 e i 34 anni sia inferiore rispetto ad altri target, ma sia stato comunque . L’offerta politica non è orientata in misure che soddisfano i bisogni dei giovani, ecco che il voto diventa un voto di protesta, un voto di riscatto. Ma è stato anche così per il referendum? È stato un voto ipersemplificato? SI o NO?

Personalmente la mia scelta è stata orientata da una riflessione sulle conseguenze dell’Italia postreferendum e da una ricerca sulla riforma e i relativi pro e contro.

Non è difficile notare come sia complicato per i giovani essere ascoltati in questo periodo un po’ particolare dove crescono le competenze e diminuiscono le possibilità di lavoro. Disoccupazione, povertà hanno sicuramente un impatto sulla scelta degli elettori ma è anche vero che oggi più che mai i giovani hanno riacquistato interesse per la politica; pretendono di sapere per cosa sono stati chiamati a votare. Il vantaggio dei millennial è riferito ad un differente tipo di dieta mediale in cui la fruizione d’informazione non si limita alla radio o alla stampa cartacea e i Tg ma è presente in più forme: i new media.I social network diventano quindi un punto di riferimento per scambiarsi idee e per condividere i propri pensieri, ma diventa anche il luogo preferito da cui informarsi.

Durante la trasmissione è stato più volte ripreso il termine futuro su cui si focalizzano gli esperti. Ma quale futuro? I giovani portavoce della crescita, del rinnovamento e del nuovo che hanno scelto di non rinnovare, di non cambiare. Il voto visto anche dal punto di vista delle condizioni socioeconomiche e geografiche dove ha visto l’affermarsi del NO nelle periferie delle città e nel Mezzogiorno. E ancora, un’emotività veicolata da una delusione politica, da un governo che non va più bene e da un rappresentate politico che non ci rappresenta più. È l’idea di costituzione che dovrebbe darci la possibilità di motivare la nostra scelta e non degli slogan semplicistici e ottimisti. Ammaliati dalle frasi fatte e dalla tipizzazione dei personaggi che reincarnano il nostro voto è stata espressa la volontà popolare.

“Basta un sì per riscrivere il nostro futuro”. Il nostro è già stato deciso.

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