C’erano una volta le leggende metropolitane. Il serissimo Goethe Institut, ad esempio, si è preso il gusto di censirle e geolocalizzarle in tutto il mondo. E non è stato certo l’unico, né il primo. Bufale, pseudoscienza, mistificazioni. Da tempo organizzazioni, come il Cicap, o singoli, come Paolo Attivissimo, sono in prima linea nell’esaminarle. L’estensione delle dinamiche del reale al web ha agevolato lo sganciamento dalle loro origini di queste manifestazioni della fantasia umana. L’averne poi svincolato – grazie al tasto “condividi” – la riproducibilità dal possesso di capacità di scrittura – chiunque può ripubblicarle senza sforzo – ne ha accelerato la diffusione nelle reti di relazione dei social network. E ciò ha reso ancor più la bufala un oggetto di valore economico e politico. C’è chi ne fa uso per guadagnare, a suon di clic, un po’ di denaro (grazie alla pubblicità online) o per accaparrarsi consensi elettorali, a colpi di indignazione. Al pari – come nella dinamica virus e antivirus informatici – proliferano siti che si dedicano a smontare le bufale una a una. Alla base di tutto ciò? Un elemento che opera sul piano del senso e dei sensi: il falso. I falsi però hanno radici profonde. Hanno una storia, non sono solo una manifestazione deviata e mistificante della contemporaneità connessa. E così, dall’11 settembre 2015, i falsi avranno pure un museo. Nel castello di Verrone, in provincia di Biella, sarà infatti inaugurato Falseum, il museo del Falso e dell’inganno.
Il nome a prima vista suona come una contrazione tra il participio passato del latino fallere (mettere il piede in fallo), cioè falsus, e museum. Diretto dal giornalista Errico Buonanno, Falseum non si propone però di essere una wunderkammer – un camera delle meraviglie, una raccolta sull’insolito nel mondo dei falsi – né si presenta come un antiquarium: i contenuti, le storie, gli “oggetti” esposti e spiegati da guide in carne e ossa e cambieranno nel tempo. Nulla di statico, così da poter essere visitato più volte.
Falseum manifesta infatti l’intento di sfruttare il valore dei falsi come risorsa scientifica, educativa e culturale. Si autodefinisce una “palestra maieutica” «per apprendere l’arte di interrogare, consentire l’esercizio del porre domande, analizzare e sviluppare competenze, per allenarsi a costruire criticamente il proprio punto di vista, soprattutto nel caso di bambini e ragazzi». «Oggi più che mai – sempre secondo i promotori del progetto – è utile conoscere le tecniche con cui l’uomo ha sempre ingannato i propri simili durante il corso della Storia. In un’epoca in cui ognuno di noi è investito da un flusso di informazioni continue, e in cui la notizia falsa rischia di avere lo stesso spazio e la stessa verosimiglianza della notizia più affidabile, come difendersi? Come capire e giudicare? Conoscere i falsi del passato significa impararne i meccanismi e allenarsi a distinguere quelli odierni. Ecco perciò che il viaggio nel mondo del falso diventa qualcosa non solo di bello e divertente, ma anche di necessario e urgente».
Due i livelli di lettura proposti ai visitatori in chiave didattica, oltre a quello standard per gli adulti: uno per le scuole, un altro per le famiglie. Il percorso, però, resta unitario. Si parte dal regno del falso, con la Quadrisfera, una sorta di mappa introduttiva, quindi si prosegue per il grande laboratorio alchemico che ospita il “falso scientifico” (con Guglielmo da Occam, Galileo Galilei e gli alchimisti). La sala dedicata alla “fabbrica del falso” si concentra sulle conseguenze storiche dei falsi (dalla donazione di Costantino fino all’invenzione del nemico). Quindi il focus si sposta su calunnie, dicerie e teorie del complotto. In uno degli ambienti del castello, la Torretta, si ricorda la persecuzione degli Ebrei connessa al falso del protocollo dei Savi di Sion. La sala 10 è dedicata al “falso mediatico” con tanto di chroma key per costruire falsi notiziari. Il percorso museale si conclude in una sala con una tavola sulla quale “tutto è falso e tutto è vero”. Basta osservare bene.
L’intero itinerario si dipana tra schermi immersivi e interattivi, storie di spettri, uno specchio che riproduce uno specchio, opera di Michelangelo Pistoletto e, in occasione dell’apertura fino al 18, ospita le tre false teste di Modigliani al centro di una storica beffa del luglio 1984 a Livorno. Lo “scherzo del secolo” che tornerà al centro di una serata (11 settembre, ore 21) e di un incontro con Francesco Ferrucci, uno dei tre autori della beffa (12 settembre, ore 17 e 30) nel corso della manifestazione “Fake”, il festival del falso e dell’inganno, in programma a Verrone fino al 13 settembre. Sede degli eventi proprio il Falseum, inaugurato in contemporanea all’inizio del festival, e la corte del castello. Si spazierà dalle teorie e tecniche della mistificazione nella fantascienza di Philip K. Dick (12 settembre ore 11 e 17 e 30) alla bugia e la musica (sempre sabato, 18 e 30), dall’astrofisico Giovanni Bignami (11 settembre, ore 18 e 30) a Francesco Petrucci, conservatore del Palazzo Chigi di Ariccia e direttore del Museo del Barocco sul tema “Questa copia non è un falso?” (11 settembre, ore 20 e 30). Inoltre la bugia e giornalismo, bugia e scienza, bugia e medicina e innumerevoli altre declinazioni del falso saranno al centro di incontri e iniziative nel corso del festival. Ecco i programmi delle giornate: 11 settembre 2015, 12 settembre 2015 () e 13 settembre 2015. In rete si ha traccia di un altro debutto di un Museo del Falso, sempre a Verrone, ma nel 2012.