Ogni studente universitario ha in media almeno un centinaio di ore di tirocinio formativo da svolgere, che siano in una struttura pubblica o privata. È il cosiddetto tirocinio curriculare, così chiamato perché rientra nel curriculum universitario dello studente, istituito allo scopo di  “realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro nell’ambito dei processi formativi e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro” (art.18, legge n.196/1997).

Sulla questione dei tirocini formativi si è soffermata anche la riforma del lavoro Fornero, legge n°92 del 2012, con delle norme specifiche che sanciscono il riconoscimento di una indennità per la prestazione svolta e il contrasto di un uso distorto dell’istituto (art.34 della legge). A partire da tali principi di base, la legge ha affidato la definizione delle linee guida condivise in materia di tirocini alla conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, che ha di fatto scavalcato la riforma parlamentare. Nell’accordo stipulato durante la conferenza tra Stato e regioni (accordo del 24 gennaio 2013) sono infatti esclusi i tirocini curriculari promossi dalle università, ma anche da istituti scolastici e centri di formazione professionale, “in quanto esperienze previste all’interno di un percorso formale di istruzione e di formazione”. L’indennità per la prestazione svolta, che non deve essere inferiore ai 300 euro lordi, riguarda, di conseguenza, solo i tirocini di inserimento e reinserimento lavorativo previsti per disoccupati e inoccupati e i tirocini formativi del periodo di transizione tra scuola e lavoro.

Ma se gli studenti universitari non hanno speranze di ottenere rimborsi per le loro prestazioni, possono almeno sperare di ricevere una formazione coerente con il loro percorso di studi?
Per rispondere a questa domanda Mediaperiscope ha intervistato diversi studenti provenienti da tutta Italia, riportando le loro testimonianze. Esperienze positive e negative, formative e inutili: quest’indagine non ha la pretesa di essere una riproduzione totale della realtà, ma solo una presa di coscienza di alcune situazioni in cui si trovano ad agire gli stagisti universitari.


Le esperienze

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