Cina come economia di mercato – È questo uno degli scogli che la Commissione Ue deve affrontare in vista dell’11 dicembre, quando si deciderà se questa potrà fare il suo ingresso nel WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio.

La situazione da affrontare è particolarmente rivolta al mercato dell’acciaio in quanto la Cina tende ad esportare a bassi costi mettendo in atto politiche di dumping contrarie alla concorrenza leale. I rappresentanti del settore siderurgico avevano chiesto un intervento alla Commissione Ue perché il mercato cinese stava invadendo quello mondiale; ad inizio mese, erano infatti stati approvati dei dazi, provvisori, alle importazioni di due prodotti siderurgici: laminati a caldo e lamiere pesanti.

Dai dati riportati dal Sole 24ore, secondo i dati raccolti da Eurofer, le importazioni di acciaio nell’Ue nel 2016 nel primo quadrimestre sono aumentate del 24% anno su anno. La Cina resta il principale esportatore, seguita da Russia, Ucraina, Corea del Sud e Turchia. In generale l’import extra Ue in Italia di questo segmento di prodotto, secondo i dati Federacciai, ha raggiunto nei primi sei mesi dell’anno 3 milioni di tonnellate, a fronte di 6 milioni di produzione interna e 3,3 milioni di tonnellate di import da paesi comunitari). L’Italia è stata fino a oggi il quarto mercato mondiale in assoluto per i prodotti piani cinesi (dopo Corea del Sud, Vietnam e India).

Bruxelles, ora, si trova divisa tra due fazioni: da una parte i Paesi che ritengono idonee le misure protezionistiche del mercato interno, tra cui Italia, Francia e Germania; dall’altra quelli come il Regno Unito che credono nella libertà del mercato. Data la frattura interna tra i Paesi membri dell’Unione, la Commissione starebbe cercando un compromesso per mantenere un mercato forte quanto a esportazioni.
Quello in cui, però, si rischia di cadere è la libera circolazione senza misure correttive. Secondo le dichiarazioni del Presidente della Commissione Europa Jean-Claude Juncker l’Europa dovrebbe prendere esempio dagli Stati Uniti i quali mettono in atto strategie mirate per la resistenza al dumping. Secondo la Commissione, sui prodotti paragonabili oggetto di dumping provenienti dalla Cina, il dazio antidumping medio dell’Ue è, ad oggi, al 21,1%, mentre “negli Stati Uniti, dove la regola del dazio minimo non è applicata, la media del dazio antidumping è al 265,8%”.

Le misure antidumping che i membri europei dovrebbero adottare devono quindi essere più efficaci di quelle già in campo e soprattutto devono prevedere l’inclusione dei criteri dell’economia di mercato, all’interno dell’Unione. Il rafforzamento delle difese europee deve prevedere l’esenzione del “dazio inferiore” per i settori più esposti a subire pratiche di dumping. Ma, secondo la Ferrarini, vicepresidente di Confindustria, le misure restrittive nei confronti della Cina devono essere considerate a parte rispetto a quelle adottate per altri Paesi perché essa non è considerata, per la configurazione del suo mercato interno, una vera economia di mercato.
Anche gli Stati Uniti intervengono: secondo fonti del Financial Times, concedere a Pechino lo status di economia di mercato metterebbe a rischio gli sforzi per prevenire l’invadenza nel mercati europeo e americano di aziende e prodotti a basso prezzo, soprattutto in modo scorretto. Gli USA , quindi, ritengono che la concessione possa “disarmare unilateralmente” le difese commerciali europee contro la Cina.
Il tema è stato ripreso anche durante il 6° Dialogo Economico e Commerciale ad alto livello UE – Cina, tenutosi il 18 Ottobre e presieduto dal vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen e dal vice primo ministro cinese Ma Kai.

La Cina si è dichiarata pronta nell’adottare misure che riducano la sua capacità produttiva di acciaio. Entrambe le parti hanno poi concordato di lavorare insieme affinché le imprese europee possano accedere al mercato cinese per poter favorire il libero commercio. Durante il Comitato Congiunto per il Commercio, previsto per il 2017, verranno esaminati i progressi del piano.
Alcuni punti di accordo sembrano essere stati trovati, ma bisogna ricordare che fino ad ora sono in atto 37 misure di difesa commerciale da parte dell’Unione Europea, di cui 15 riguardano la Cina.

Articolo di Sara Ferramola e Sepastiana Gjoni

Condividi dove vuoi: