Non dà scampo, la visione ‘apocalittica’ che irrompe dal romanzo di Paolo Puppa.
Un complesso canovaccio che si innesta nelle oscurità pubbliche di vita accademica e invade i fantasmi privati del personaggio protagonista fino a scatenarli.
Ca’ Foscari dei dolori, sembra prestarsi ad un gioco metaforico: l’università veneziana ne è al centro come emblematico ed attuale specchio sociale di corruzione e malagestione.


“Per la seconda volta, in questa seconda stagione, abbiamo il piacere di presentare un libro” è l’intro di Anna Maria Giovenale, preside della facoltà di Architettura ed ospite, insieme al Prorettore alle Comunicazioni Istituzionali Mario Morcellini, del Caffè Letterario della Sapienza in Piazza Borghese.
Per il quarto incontro, il 27 aprile scorso, un esperimento coinvolgente insieme all’autore che ne recita due stralci.
“Linguaggio e storia sono immersi in una atmosfera adeguatamente cruda”, anticipa Beatrice Alfonsetti, Docente di Letteratura e Direttrice del Dipartimento di Studi greco-latini, italiani, scenico-musicali.
Il sentimento di frustrazione di Giacomo, docente, vittima dello spietato meccanismo che infrange la sua ambizione di carriera, pervade tutto l’impianto narrativo fino ad esasperarne gli espedienti.
Dal racconto tormentato dei rapporti universitari lo condurrà a tradurre nella malattia e nello spettro della morte, la sofferenza esistenziale con esplicito, potremmo dire ‘brutale’ realismo.
Sulla scelta stilistica realista e materialista si è soffermato Mario Morcellini, cogliendovi una duplice rispondenza: alla contemporaneità linguistica ed alla ricerca estrema di efficacia.
Una cornice nella quale tuttavia “tanti gli spunti culturali, numerose le citazioni implicite, preziose per chi le conosca o per chi desideri conoscere”, ha precisato. Un vero e proprio ‘scrigno’ dentro cui rintracciare influenze di grandi della letteratura, dell’arte, del pensiero (dal teatro elisabettiano a Pasolini, ritrovandovi Pirandello e non solo).
Giacomo è in ostaggio dei suoi fallimenti, lavoro, matrimonio, relazioni umane, lo opprimono in un senso di castrazione. Forse la causa dell’ossessione erotica in cui precipita.
“Le pagine sono intrise di sesso.” rileva ancora Morcellini, indicando nella conflittualità del rapporto con la donna e nell’assensa di senso, una esperienza carnale compulsiva e distruttiva.
“La figura femminile, è in effetti avvolta in chiaroscuri” conviene Beatrice Alfonsetti, cui si unisce il Professore Emerito di Letteratura italiana Giulio Ferroni “Giacomo è piuttosto maschilista nelle sue relazioni”, una scelta che nel dibattito in chiusura sembra sollecitare ancora riflessioni.
Disarmante lettura del reale universitario, e inghiottito dalla rassegnazione ‘cosmica’, Ca’ Foscari dei dolori si è offerto ai convenuti, tra i quali lo scrittore Italo Moscati amico ‘dialettico’ di sempre dell’autore, così: un sistema di scatole da aprire, l’una nell’altra, come matrioske.
“In esso si indovina l’appassionato di teatro”, ha aggiunto Ferrone.
Paolo Puppa, è Docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo alla Ca’ Foscari, studioso, saggista e drammaturgo.
Nell’opera è forte l’assonanza con il teatro contemporaneo.
Il testo si presenta in una trasparenza di piani di realtà e proiezioni oniriche, in un rimbalzo continuo fattuale e immaginario. Così ci viene restituito dal reading dell’autore, che da lettura diviene vera performance teatrale conferendogli quella vitalità che di certo giova alla narrazione decisamente ‘prosaica’. Ai limiti di un respingimento forse provocatorio.
Una operazione a metà tra denuncia e catarsi autobiografica, si scorge nelle parole di Puppa, past Direttore di Dipartimento, “un’epopea sul dolore”.
Un grido, tale da evocare l’angoscia distorsiva dell’Urlo di Munch.

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